Il fenomeno degli influencer è da qualche anno ormai parte del nostro quotidiano; seppur con un nome diverso, gli influencer sono però sempre esistiti, e dobbiamo riconoscere loro determinate competenze che li hanno portati a “sfondare” nel mondo social ed entrare nel cuore e nelle pagine da seguire delle persone.
Il fenomeno di cui parliamo oggi, però, riguarda quello a cui stiamo assistendo recentemente, ultimo caso quello della signora “Angela da Mondello” che a suon di “Non ce n’è Coviddi” ha raggiunto fama e guadagni economici.

Dobbiamo distinguere tra chi, seppur ad una superficiale prima analisi non sembra avere competenze particolari, ma in realtà possiede capacità di marketing e altre utili per questo “nuovo” lavoro, e chi invece è vittima dell’effetto Dunning-Kruger.
Questo effetto, studiato da moltissime persone, ma teorizzato ufficialmente solo nel 1999, indica quel curioso meccanismo per cui chi è incompetente non si accorge della propria incompetenza, ma anzi, attraverso un fenomeno di distorsione cognitiva, tende a sovrastimare il proprio sapere, sottovalutando il sapere altrui e, conseguentemente, a fare dichiarazioni/azioni totalmente assurde, senza autocritica e senza mai essere basate su fatti e conoscenze.
Come mai allora tante persone seguono questi soggetti di dubbia “cultura”?
Il fenomeno in questione, come la psicologia sociale ci insegna, spiega come le “masse” perdano le capacità cognitive che normalmente contraddistinguono i singoli individui, quando questi si riconoscono in parte nelle idee che altri soggetti condividono, omologandosi in nome di un denominatore comune.
Non si può riconoscere a questi soggetti un qualche tipo di “intelligenza strategica”, poiché il far leva sulle paure della gente è puramente casuale, ma colpisce nel profondo chi prova tali sentimenti, creando inesorabilmente un seguito e dei seguaci.
Esistono da sempre questi fenomeni, persone che nostro malgrado diventano famose senza aver particolari “doti”, ma anzi, proprio per le loro “mancanze” diventano “fenomeni da baraccone” seguiti da molte persone.
Quello che è più preoccupante è chi, consapevolmente gioca con le emozioni; oggi, sempre più, assistiamo ad un accanimento quasi patologico sulle paure delle persone: da come vengono diffuse le notizie, la scelta dei dati da condividere, i riflettori sempre sulle notizie negative, le immagini, la propaganda basata sulla repressione.
Stiamo creando fobie sociali che difficilmente ci lasceremo alle spalle una volta terminata questa emergenza, che senza dubbio esiste, ma che dal punto di vista psicologico sta diventando più pericolosa del virus stesso.
Prendersi cura della salute psicologica, oltre che di quella fisica, delle persone, servirà adesso, per affrontare questo periodo, ma soprattutto dopo, in quella che sarà una ripartenza difficile, lenta e faticosa, affinché le persone non si sentano sconfitte, diffidenti, demotivate e abituate a vedere solo gli aspetti negativi e catastrofici che la vita gli sottopone.
Quindi alla luce di queste considerazioni, il fenomeno di “Angela” e molti altri, appare sotto una nuova luce, quella della paura.
Cavalcare tale emozione non è mai positivo, rifugiarsi nelle “bugie innocenti” non è mai sano, mentre tutelare le informazioni, il contagio sociale di diffidenza e paura, è ora, più che mai, necessario e vitale. Non ne usciremo più forti, se continuiamo così, ma solo più arrabbiati e fragili.